Finalmente una tappa è stata raggiunta: la manifestazione nazionale ha ottenuto di consegnare il documento elaborato e condiviso dalle reti in questi mesi, a cui seguirà l’incontro con le istituzioni la prossima settimana.
Quattro mesi di lavoro, per studiare il marasma legislativo, contrattuale e burocratico in cui è frammentato questo settore, decisi a cambiare il sistema, per approdare alla risultato di sabato 27 giugno.
Chi come me lavora per lo più in modo indipendente, e che vorrebbe poter offrire uno spazio di creatività e di liberazione in un quartiere di periferia, si ritrova ancora tra bandi che impongono comunque di avere fondi propri per anticipare o partecipare alle spese, spazi pubblici che non vengono messi a disposizione, pagamenti a collaborazione, versamenti contributivi intermittenti, mancanza di un sostegno nel periodo di ricerca, scrittura, prove, allestimento.
E’ ora di cambiare il sistema e dare fiato a chi crea, produce cultura, inclusione, pensiero, consapevolezza. Invertire la rotta, rompendo anche con la logica delle competizioni e dei premi, restituendo a questo mestiere il suo vero significato: quello di una continua, incessante ricerca, la cui espressione pubblica è come la pubblicazione per uno scienziato: una tappa di un percorso creativo, che è il vero senso del nostro vivere, e non ha fine se non con la fine della vita di un’artista, che di certo dice: voglio morire in piedi.